lunedì 13 dicembre 2010

Recensione da un lettore

Un lettore conosciuto ad un incontro tenuto presso la libreria Larizza di Solaro, dopo aver letto il mio libro ed esserne rimasto positivamente colpito, ha deciso di regalarlo come strenna natalizia ai suoi clienti. Oggi mi ha mandato la lettera che accompagnerà il libro: una vera e propria recensione che mi ha riempito di orgoglio. La riporto così come è stata scritta.


Carissimi,
ecco a voi, con tanto di dedica e autografo, un piccolo (non arriva a settanta pagine) gioiello di emozioni del genere noir-surreale, esordio dell'autore Aaron Scott.

Uno scritto secco, fresco, veloce e rapido, alla "maniera" moderna, a come, cioè, veniamo indotti a "percepire", senza metabolizzare, ciò che viviamo, ed in quanto tale, coinvolgente ed avvincente. Ricco di colpi di scena, raramente scontati, mantiene la tensione grazie anche alla brevità dei racconti apparentemente semplici.

Alquanto biografico, con situazioni "bizzarre" vissute da molti (ricordate il black out di qualche anno fa nel Nord Italia ? Oppure quando da giovani una volta vi capitò di scendere nel seminterrato della scuola ?). Descrizioni rapide, incisive, realistiche che tengono sempre alta la suspense, ed inducono chi le legge ad eliminare qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, conducendola fuori da ogni preoccupazione estetica e morale. Persi tra fantasticherie ci si ritrova a vivere in tempo reale i vissuti raccontati, come se fossimo presente sulla scena (possibilmente dietro le quinte), liberi di vagare tra luce e oscurità, nella twilight zone.
Ed il pathos che ci prende ricorda quello sentito durante la visione di alcuni filmati di Hitchcock (La finestra sul cortile), di Rod Serling (taluni episodi di "Ai confini della realtà"), di David Lynch (Mulholland Drive), di Geoffrey Sax (White noise).

Le circostanze del vissuto personale, in quanto comuni e a volte quotidiane, e lo stile impiegato trasmettono un senso di avvincente inquietudine e imbarazzante masochismo, difficilmente celabili, e ci fanno pensare a cosa avremmo fatto se ciò che leggiamo fosse accaduto a noi.

Se, poi, avrete la fortuna di conoscere l'autore, come è successo a chi vi scrive, e comprendere come ciò che racconta sia uno squarcio nella realtà della sua vita, che lo stesso Aaron ha saputo far diventare credibile pur se apparentemente impossibile, beh, allora, il tutto diventa terrorizzante !

Con l'auspicio che possiate iniziare a leggerlo (sicuro che, a quel punto, non riuscirete a smettere) vi auguro di poter rimanere paralizzati e a bocca aperta, dispiaciuti di aver avuto tra le mani solamente sette racconti di Aaron Scott.

Buon Natale !

mercoledì 1 dicembre 2010

Incontro: Natale in punta di penna"


NATALE IN PUNTA DI PENNA

sabato 11 dicembre Dalle ore 17.00
Centro Libri Lariza, Via Como 9 - Solaro

Per gli amanti del brivido, piccole perle di narrativa per un Natale all'insegna dell'Horror.

Aaron Scott incontra il suo pubblico e presenta il libro "Racconti Oscuri".

mercoledì 27 ottobre 2010

Incontro con l'autore


Sabato 6 Novembre dalle ore 16, incontrerò il mio pubblico per parlare del libro "Racconti Oscuri", presso la libreria "EMAN LIBRI", Via Zanica 2, Bergamo


Vi aspetto!!

Recensione su recensionelibro.it

Un'altra recensione di "Racconti Oscuri" dal sito:
http://www.recensionelibro.it/racconti-oscuri-aaron-scott.html


Citazione

Quando giunse la risposta Carlo capì la differenza tra paura e terrore. Vedere la luce nel bagno accendersi provocò in lui paura[...]Sentire la risposta che arrivò fece scoppiare in lui terrore allo stato puro.”


Di cosa parla “Racconti Oscuri”

“Racconti Oscuri” è la raccolta di storie brevi scritte da Aaron Scott che hanno come filo conduttore la paura. I racconti sono ambientati in luoghi comuni e quotidianie i personaggi di questo libro sono persone con le quali è facile identificarsi.

La tensione che trasuda dalle pagine di “Racconti Oscuri” si poggia su paure comuni come quella di trovare “qualcosa” nel proprio letto o essere testimone involontario di un omicidio e dover fuggire. Altri racconti si spingono oltre le azioni quotidiane e vanno a scomodare universi un po’ più distanti, ma non per questo alienati dalla vita di tutti i giorni.

Aaron Scott scrive con buon ritmo questa piccola antologia del terrore, accelerando il passo su alcuni finali, quasi a volersi scrollare di dosso la tensione e la paura sapientemente inserite nei sui “Racconti Oscuri”. Il libro si legge velocemente, la divisione in storie separate aiuta parecchio il lettore che ha il tempo di staccarsi da una storia ed entrare in un’altra.

La paura raccontata nelle storie di Aaron Scott è subdola e appiccicosa: resta come un piccolo tarlo nella mente anche qualche giorno dopo aver chiuso il libro . Questa è una delle caratteristiche più amate dai lettori del genere e, contemporaneamente, una delle più temute da chi non vede di buon occhio l’horror e il noir.

“Racconti Oscuri” di Aaron Scott distribuisce paure quotidiane, attraverso una scrittura fluida e familiare in cui perdersi è tanto facile, quanto spaventoso.

martedì 20 luglio 2010

Recensioni su Anoobi

Ecco due recensioni di "Racconti Oscuri" apparse su Anoobi:


Recensione di Sharmas:

Una raccolta di sette racconti, questo breve libro (solo 70 pagine purtroppo!) è stata davvero una bella scoperta. L'autore riesce infatti a creare, con semplicità, delle storie complete che, diverse per genere e argomento, riescono sempre a mantenere alta l'attenzione e la suspense. Tutte le storie raccontate sono, ciascuna a modo proprio, interessanti e non banali, per quanto ci sono delle similitudini tra “La vincitrice” e “Tre minuti”. Personalmente, quella che ho trovato particolarmente ansiogena è “La donna più vecchia del mondo”, davvero capace di trasmettere al lettore la paura e il terrore provato dal protagonista! Molto intrigante poi, è anche “Psicofonia”, basata sul tentativo di comunicare con l'aldilà.
Lo stile narrativo è fresco e diretto, senza troppi giri di parole e senza violenza gratuita, cosa non facile, dato che molto spesso horror equivale a splatter. L'autore invece è riuscito, in questo libro, a creare ansia e suspense senza ricorrere ad inutile violenza. Un'opera d'esordio davvero interessante e valida, con un unico difetto: è decisamente troppo breve!!


Recensione di Robert Hawk:

A mio avviso, scritto molto bene. Certi passaggi davvero piacevoli, affascinanti, inquietanti, brividi da horror classico; altre parti un po' più semplici ma non banali. Bravo Aaron!


Racconti Oscuri su Anoobi:
http://www.anobii.com/books/Racconti_oscuri/9788861201231/01834bd88bf2b35e47/

venerdì 2 luglio 2010

Palestra letteraria: "Orrore nell'orrore"

Un altro breve racconto scritto per la palestra letteraria della Writers Magazine, nel mese di Gennaio. Qui le linee erano più definite e non era facile stare dentro nelle 2000 battute, visto anche il tema. La traccia era:

Utilizzando le solite 2000 battute a gennaio descriverete la storia di una equipe di medici che a bordo di un aereo militare arriva a Port du Prince e si scontra con la dura realtà del post cataclisma. ATTENZIONE dovrete usare assolutamente e inderogabilmente la voce del Narratore Universale pena la squalifica


Ho deciso di affrontare un tema delicato, cioè degli abusi che sono stati scoperti sui bambini di Haiti: oltre all'orrore del terremoto si sono trovati di fronte ad un orrore che tutti i giorni in tutto il mondo si manifesta, ma che spesso viene nascosto. Oltre alla difficoltà del tema dovevo anche dare raccontare la storia dal punto di vista del "narratore universale": la voce narrante deve conoscere le vicende e le emozioni di tutti i personaggi della storia. Il tutto come sempre in 2000 battute. Trovo molto utili questi "esercizi" della Writers Magazine!

Questo breve raccontino è poi stato selezionato e pubblicato sulla Writers Magazine No. 18


ORRORE NELL'ORRORE

Il rumore della fuoriuscita dei carrelli preannuncia l’arrivo all’aereoporto di Port-au Prince. I tre medici italiani osservano dai finestrini la terra avvicinarsi. Il Dott. Franco Piotti, 65 anni, ha già partecipato a delle missioni umanitarie in Iraq e ciò che vede gli ricorda terribilmente una città bombardata, con effetti forse ancora più devastanti in quanto qui nulla sembra essere rimasto al suo posto. La Dott.ssa Giusy Guarini e il Dott. Silvio Fulgini sono molto più giovani: 32 anni lei e 35 lui. Non hanno mai lavorato in situazioni di emergenza. Lei è molto religiosa e sta pregando. Vorrebbe essere già operativa nell’ospedale che gli hanno assegnato perché è consapevole che ogni secondo che passa potrebbe essere una vita persa. Lui non crede in Dio. Crede nella medicina e nella scienza. La sua missione è di salvare vite umane ed è per questo motivo che ha accettato di venire ad Haiti.
«Ragazzi, preparatevi a dormire poco, a correre senza interruzioni e a vedere gente morirvi fra le braccia» dice il Dott. Piotti appena l’aereo termina la sua manovra di atterraggio.

Un furgoncino dell’Onu li attende al loro sbarco. Attraversano a fatica una città che ormai non esiste più e raggiungono un ospedale di periferia miracolosamente rimasto in piedi, dove li accoglie un’infermiera spaesata. La Dott.ssa Guarini nota subito che nei suoi occhi non vi è traccia di speranza, ma solo disperazione. Non c’è tempo da perdere e i tre medici si mettono subito al lavoro. È una lotta impari contro il tempo: per ogni persona salvata ce ne sono almeno due che perdono la vita.

All’improvviso un urlo della Dott.ssa Guarini interrompe i suoi colleghi.
«Mio Dio, ma perché?» continua a gridare.
«Dott.ssa si calmi» le dice il medico più anziano. «Si sieda»
«No che non mi calmo! Guardi qua!»

Sul lettino alla sua destra è sdraiata una bambina di circa 10 anni. La sua gamba destra è rimasta sotto le macerie. La Dott.ssa alza il vestitino della bimba: non ha le mutandine. Si avvicina anche il Dott. Fulgini e rimangono tutti inorriditi e senza parole nel vedere gli evidenti segni di violenza carnale.



mercoledì 30 giugno 2010

Palestra Letteraria: "Bianco e Rosso"

Ecco un altro breve racconto scritto per la "Palestra letteraria" del forum di "Writers Magazine". Il tema del mese era "Halloween", con lunghezza massima di 2000 caratteri. Ovviamente non ho potuto resistere e ho buttato già questo breve raccontino horror.

BIANCO E ROSSO

Versa un po’ di polvere bianca sulla scrivania (Un’ultima sniffata prima di tornamene a casa…). La sistema con il suo bancomat e con una banconota arrotolata la introduce nel suo corpo. L’effetto è immediato. Un Gin-Tonic al baretto e poi in macchina verso casa.

Non vede il semaforo diventare rosso, ma sente il botto. Ferma di colpo l'auto. Dietro di lui il corpo di una bimba è steso sull’asfalto. Si avvicina e osserva la piccola: indossa un vestitino (rosso), una calzamaglia (rossa) e delle corna (rosse) in testa. E’ vestita da diavoletto. Dalla sua testa esce del liquido (rosso). Le sue scarpine (rosse) sono rimaste più indietro. In mano ha un pupazzetto (rosso) dalla cui pancia la musichetta “Happy Halloween”, sulle note di “London Bridge”, continua imperterrita a suonare.

Si guarda intorno. Nessuno lo vede. Corre alla macchina, mette in moto e fugge via.

E’ passata la mezzanotte quando suona il campanello. Trascina le gambe fino alla porta e la apre. Davanti a lui una bimba vestita da diavoletto lo guarda sorridendo. Corna (rosse). Vestitino (rosso). Calzamaglia (rossa). Scarpe…(non ha le scarpe! )

“Dolcetto o Scherzetto?” chiede la bambina. Il ragazzo caccia un urlo e sobbalza all’indietro inciampando e cadendo.
“Ma sei tu? Allora non ti ho uccisa… stai bene?”
“Dolcetto o Scherzetto?”
“Non ho caramelle, né dolcetti…“
“Allora SCHERZETTO!”
urla la diavoletta. Gira su se stessa accennando un passo di danza, si ferma e fissa il ragazzo negli occhi. Lui vede le sue iridi azzurre (rosse?... mi sono sembrate rosse per un attimo… ) e quando si rialza la bimba è sparita. La strada davanti alla sua villetta è deserta.

Rientra in casa e sparge sul tavolo ciò che è rimasto della sua polverina bianca. Sniffa tutto in un colpo solo. Guarda la banconota arrotolata. E’ coperta di liquido (rosso). Perde i sensi.

Si risveglia nel bagno. La luce entra dalla finestra indicandogli che la notte ha lasciato posto al giorno. Si dirige verso il lavandino e guarda nello specchio. Rimane immobile. Nello specchio il suo corpo non si vede. Nel riflesso scorge un pezzo della sala. Due uomini in camice bianco stanno ponendo un corpo (ma è il MIO corpo!) in un sacco nero.

Al suo fianco una vocina da brividi dice sottovoce: “scherzetto…”

Si gira. La bimba col vestitino (rosso) e il viso (bianchissimo) lo fissa.
I suoi occhi sono rossi come il sangue che le cola dalla testa.

lunedì 28 giugno 2010

Palesta letteraria: "Il Diavolo nel bicchiere"

Pubblico qui un breve racconto pubblicato sul forum della writers-magazine, dove ogni mese viene proposto un "esercizio letterario" con determinate regole da seguire. Per il mese di Giugno la base era: 4000 battute - racconto storico basato su un avvenimento realmente accaduto descrivendo e rispettando l'ambientazione, i costumi, gli usi dell'epoca. in questo contesto innesterete la parte romanzata.

Ecco quello che ho proposto io:

Il diavolo nel bicchiere

Da un diario ritrovato in una cantina di Baltimora

12 Ottobre 1889
E’ giunta l’ora per me di liberarmi di un grosso peso che porto sulla coscienza da ormai troppi anni. Il demone che mi fu profetizzato 40 anni fa ha avuto il sopravvento e i giorni a disposizione della mia vita credo stiano per terminare. Giunsi a Baltimora nel mese di Febbraio del 1848. La grande carestia del ‘46 e la crisi nata dalla sovrapproduzione industriale che colpì tutta l’Europa spinse molte persone a cercare una via d’uscita nel continente Americano. Io avevo appena combattuto con altri giovani democratici una piccola rivolta in Sicilia, dove riuscimmo a costringere alla resa le truppe borboniche, ma dove perse la vita mio fratello, lasciando un vuoto incolmabile nella mia esistenza. Decisi così di imbarcarmi verso il nuovo continente per dare una svolta radicale alla mia vita . I primi mesi a Baltimora furono durissimi e le aspettative di trovare facilmente un lavoro remunerativo vennero presto disattese. Dovetti arrangiarmi e accettai qualsiasi tipo di lavoro mi fosse proposto, anche se a volte si trattava di attività non del tutto lecite.

Ciò che voglio raccontare per liberare la mia coscienza successe il 3 Ottobre del 1849. Era giorno di elezioni a Baltimora e in quel periodo la corruzione e la violenza giravano liberamente per le strade della città. Io avevo appena compiuto 30 anni ed assieme ad altre persone ero stato ingaggiato per raccogliere voti a favore di un candidato di origini Italiane. Dovevamo individuare dei possibili elettori nei pressi delle taverne adibite a seggi elettorali e avvicinarli offrendo loro da bere. Una volta storditi con dosi massicce di Whisky potevamo costringerli a votare più volte per il nostro candidato nei vari seggi della città: finito il giro dovevamo cambiare loro i vestiti e forzarli a rientrare per votare nuovamente. Se l’alcool non bastava a renderli innocui eravamo autorizzati anche a ricorrere a mezzi più violenti. Questa prassi era abbastanza diffusa e veniva chiamata “cooping”.

Quella sera avevamo bevuto molto anche noi e Dio solo sa quanto darei per poter tornare indietro e cancellare quel giorno dalla mia vita. Se non fossimo stati così ubriachi forse tutto ciò non sarebbe successo.

Ci trovavamo nella taverna “Gunner’s Hall” quando un uomo sulla quarantina d’anni, magro e con la faccia scavata, entrò ed ordinò un whisky. Era solo ed aveva l’aspetto di un uomo debole. Decidemmo che sarebbe stato lui il nostro primo elettore. La sua mente era già offuscata dall’alcool e non fu difficile convincerlo a ingollare con noi altri bicchieri di whisky. Parlava in modo confuso e i suoi occhi erano pieni di dolore. Lo convincemmo a votare e lo portammo poi con noi negli altri seggi, dove votò più volte per il nostro candidato. Quando tornammo alla “Gunner’s Hall” quel pover’ uomo non si reggeva quasi più in piedi. Gli togliemmo la giacca e i pantaloni e lo rivestimmo con altri abiti per riprendere il giro delle votazioni. Fu a quel punto che la situazione precipitò. Quell’uomo magro, che pareva assolutamente privo di forze ed energie, iniziò ad inveire e si scagliò con violenza contro di noi. Proferiva parole senza senso, parlando di sofferenze atroci che aveva dovuto subire e di demoni nella sua mente che non lo lasciavano in pace. Sembrava posseduto da forze oscure e quando mi colpì violentemente al viso iniziò la nostra reazione violenta. Iniziammo a prenderlo a calci e pugni, senza fermarci neanche quando crollò immobile a terra.
L’ultima cosa che disse fu una frase che si rivelò profetica:

“Il Demone dell’alcool è uno dei più feroci e crudeli. Io lo vedo. Si è già impossessato dei vostri corpi e sarà lui ad uccidervi”.

Lo abbandonammo in mezzo alla strada davanti al “Gunner’s Hall”.

Il giorno dopo seppi che quell’uomo si chiamava Edgar Allan Poe: morì all’ospedale in uno stato di delirio quattro giorni dopo quella terribile sera.

Il “Demone dell’alcool” mi ha posseduto per tutti gli anni a seguire ed ha lentamente e crudelmente indebolito la mia mente ed il mio corpo. Possa Dio avere pietà della mia anima per aver contribuito alla morte di uno dei più grandi scrittori del nostro secolo.

Nota storica: Il 3 ottobre 1849 Poe fu ritrovato delirante nelle strade di Baltimora, "in grande difficoltà, e... bisognoso di immediata assistenza", secondo l'uomo che lo trovò, Joseph W. Walker. Fu portato all'ospedale Washington College, dove morì domenica 7 ottobre 1849, alle cinque del mattino. Molte ipotesti sono state fatte sulla sua morte, ma l'effettiva causa rimane ad oggi un mistero.

martedì 25 maggio 2010

La donna più vecchia del mondo

"La donna più vecchia del mondo" è il racconto che apre il mio libro, ed è anche il primo che ho scritto. Inizialmente non avevo intenzione di pubblicare un libro e questo racconto l'ho inserito in alcuni forum dedicati al mondo dell'horror. I commenti che ho ricevuto sono stati la molla che mi hanno spinto a continuare a scrivere e a cercare un editore per la pubblicazione.

Devo dire che è uno dei miei racconti preferiti, non solo perchè è stato il primo, ma anche perchè è stato l'unico in cui ho provato paura io stesso mentre lo scrivevo! Non è una forzatura, ma la realtà: ho finito di scriverlo una sera in cui mi ero fermato in ufficio oltre l'orario di lavoro, da solo, e mentre nella mia mente il racconto prendeva vita ho provato un brivido lungo la schiena che mi ha fatto capire le potenzialità del racconto.

Il racconto nasce da una situazione di "terrore" vissuta realmente: una sera mia moglie si era fermata fuori a cena. Sapendo che avrebbe fatto tardi io sono andato a dormire. Ad un certo punto l'ho sentita rientrare, l'ho salutata e mi sono riaddormentato. Dopo un po' sono stato risvegliato da dei rumori in casa. Ho visto la luce del corridoio accendersi e sentito dei passi avvicinarsi alla camera da letto. Sono rimasto immobile, terrorizzato. La porta della camera si è aperta e ho visto entrate... mia moglie: prima avevo solo sognato di sentirla rincasare, ma vi assicuro che in quell'attimo il mio cuore per qualche secondo ha smesso di battere.

Ho deciso di inserire qui alcuni commenti che ho ricevuto nei vari forum in cui era apparso questo racconto.

Ovviamente se qualche mio "nuovo lettore" volesse inserire altri commenti può benissimo farlo da questa pagina o mandandomi una mail a: aaron.scott71@gmail.com

---------------------
Mi capita, talvolta, una cosa meravigliosa (beh più bello ancora sarebbe spaventarmi da solo per quello che scrivo, bella soddisfazione, credo non mi sia mai capitato...forse!). Capita che mentre leggi un racconto tu senta l'impulso, man mano che vai avanti nella lettura, di guardarti le spalle ogni tanto, di sentire quel fastidioso prurito alle scapole che ti fa entrare in agitazione, mentre la tensione del racconto cresce. Il piacere estetico della paura in fondo è tutto lì, ed il bello è che certi momenti restano poi impressi indelebilmente nella tua memoria. Io per esempio ricordo ancora come fosse ieri una notte di Natale in cui avevo 14 anni, i miei mi avevano regalato un cofanetto di Poe, e lessi il mitico racconto Metzengerstein, con quella agghiacciante scena in cui il prepotente giovane signorotto fissa il parato decorato della sua stanza, e il particolare del cavallo che sembra minacciosamente prendere vita e staccarsi dal muro. Così come ricorderò sempre una notte d'estate a Reggio Calabria passata da solo nella camera di mio cugino a leggere i suoi Dylan Dog, scrutando di tanto in tanto le mille ombre della stanza. E il bello è che tra i tanti ricordi come questi, si mischiano quelli legati non solo a racconti dei blasonati e famosi Pe, Lovecraft, King, Barker, Matheson, Landsdale, Buzzati, Baldini e molti ancora, ma anche ad esempio il ricordo di quando ho letto Zuppa di cicerchie di Marica, oppure U Boot di Alfonso Dazzi, o qualche perla dell'amico Walter Reno, e anche questo piccolo efficace racconto di questa settimana, secondo me molto ben riuscito. Una trama in sè non molto originale, anzi ho letto un pò di tempo fa qualcosa di molto simile in una antologia inglese,tuttavia la sapienza nel dosare il crescendo di tensione, una serie di piccole buone trovate, anche abbastanza minimali, rendono l'insieme efficace. La capacià di trasmettere un brivido c'è, e alla fine il successo di un racconto horror sta lì, non si scappa. Il resto è filosofia posticcia, cerebralismi inutili.Qualche piccolo lavoro di rifinitura andrebbe fatto, uno snellimento di alcuni periodi e la riscrittura di qualche frase dal sapore ancora ingenuo lo renderebbero ancora più incisivo. Niente di essenziale, comunque. Bravo
-------------------------------------------
Bravo, Attilio! Veramente un bel racconto. Mi è piaciuta l'atmosfera che hai creato, il parallelismo tra la Giada giovane e la creatura misteriosa. La fine sorprende.
-------------------------------------------
Devo dire che questo è un horror strepitoso. Lo stile secco ed essenziale e le seguenze in cui suspance e paura si rincorrono e lasciano senza fiato, lo elevano a piccolo capolavoro del genere "classico".
------------------------------------------
bello! mi piace il finale alla king...nn so se mi comprendi, secco, diretto e ovviamente negativo...
-------------------------------------------
Bravo molto bello, hai saputo ricreare bene la tensione del protagonista in una situazione del genere. La “telefonata” mi ha ricordato per certi aspetti il film “Strade perdute” di David Lynch. Che se non hai visto ti consiglio di vedere… Ciao a rileggerti!
--------------------------------------------
Caspita! Mi stavi facendo paura. Stavo leggendo ma sembrava di stare al cinema. Sei un talento!!!
--------------------------------------------
Accidenti mi hai fatto venire i brividi lungo la schiena, bel racconto complimenti!
--------------------------------------------
Bellissimo complimenti… io l’ho letto la sera mentre faceva il temporale… immaginate la paura!!! --------------------------------------------
Wow potresti fare lo scrittore di racconti horror hai talento…
-------------------------------------------
Wow fantastico, io sono una che non ama cose così ma questo racconto è fantastico!
-------------------------------------------
Complimenti per il racconto. Mi è piaciuto molto il modo in cui fai sembrare il racconto uno spezzato di vita: il pouf, la pizza, la birra, il linguaggio. Davvero bravo.
-------------------------------------------
L’unico racconto che mi abbia fatto venire i brividi! Cercavo l’ispirazione per un compito e mi sei stato di grande aiuto. Hai saputo trasmettere le emozioni in tempo reale come se fossimo lì a vederlo!!! Senza usare il sangue che, più che paura, mi fa skifo! BRAVO.
-------------------------------------------
Troppo bello…Adesso per colpa tua avrò paura del mio telefono… e di mia nonna!Comunque sei un talento, ero tesa come un elastico!
-------------------------------------------
Trovo sempre bello trovare “tesori” di questo tipo e anche se con molto ritardo rispetto alla pubblicazione devo assolutamente farti i miei complimenti e associarmi agli altri commenti con un Bravo veramente meritato. 5 (poche purtroppo) Stelle
-------------------------------------------
Caspita, che paura!! Credo che per un pò di tempo non risponderò più al telefono e non rimarrò più sola in casa.Ti voglio dire solo: BRAVO!! Farai carriera…Ora scusa ma sto ancora tremando per la paura… a presto!
-------------------------------------------

lunedì 24 maggio 2010

Resoconto "Fantasy in piazza"


Si è svolto ieri a Langhirano il primo "Fantasy in piazza", un incontro per parlare del mondo del fantastico. Oltre e me erano presenti le scrittrici Federica Pini, Manuela Raffa e Silvia Molinetto. E' stato un pomeriggio piacevole, una presentazione all'aperto, un esperimento per portare "i libri in mezzo alla gente". Un' esperienza per me positiva, in cui ho avuto modo di parlare del mio libro, di come sono nati alcuni miei racconti, della paura e di ciò che intendo io per genere "horror". Interessante anche il confronto con le altre autrici, che pur trattando temi diversi (fantasy) mi hanno offerto interessanti spunti di riflessione.


Prossimo appuntamento:

12.06.2010

Centro Libri Larizza - Via Como, 9 - Solaro - Milano

dalle ore 16.00

Aaron Scott incontra i lettori per presentare il romanzo "Racconti oscuri"

mercoledì 12 maggio 2010

Domenica 23 Maggio sarò presente al "Fantasy in Piazza"

Domenica 23 Maggio dalle ore 17,30 sarò presente all'evento "FANTASY IN PIAZZA" organizzato dalla Runde Taarn Edizioni: un pomeriggio dedicato al mondo del fantastico con gli Autori:


Arron Scott
Karin Bertagnolli
Mauro Fantini
Silvia Molinetti
Federica Pini
Manuela Raffa

Piazza Garibaldi - Langhirano (PR)

lunedì 19 aprile 2010

Da oggi Racconti Oscuri è disponbile per l'acquisto

Da oggi è possibile acquistare il mio libro "Racconti Oscuri", dal sito della casa editrice RUNDE TAARN:

http://www.rundetaarnedizioni.it/

RACCONTI OSCURI:


Sette racconti in bilico tra horror e il noir. Sette incontri con la morte che si presenta in vari modi, storie che si snodano tra passato, presente e futuro, passando dall'incontro con la donna più vecchia del mondo, attraverso un misterioso assassino in una notte senza luci di Milano.

Per arrivare alla storia di tre ragazzi che dopo aver registrato le voci di anime trapassate incontreranno spiacevoli sorprese.

Perché forse le anime vanno solo lasciate riposare!

Sadici sondaggi on-line, un ispettore testimone della sua stessa morte, canzoni che nascondono terribili premonizioni e inquietanti segreti nascosti nei sotterranei di una tranquilla scuola.
Sette storie scritte con mano esperta, che suscitano angosce e batticuore come nella migliore tradizione dei classici del genere


http://www.rundetaarnedizioni.it/978-88-6120-123-1.htm

giovedì 15 aprile 2010



RACCONTI OSCURI in uscita a Fine Aprile

Ci siamo. A fine mese uscirà il mio primo libro: Racconti Oscuri.

A volte la vita ci riserva delle sorprese inaspettate e meravigliose: un anno fà circa non avrei mai immaginato di poter dire "Uscirà il mio libro...", anche perchè non avevo ancora scritto nulla. Avevo in mente delle situazioni, delle idee, degli spunti presi da situazioni realmente vissute o da sogni fatti in passato, ma mai avevo avuto tempo (o voglia) di metterle per iscritto. Ho sempre avuto la passione per la letteratura e il cinema Horror e devo dire che ultimamente raramente mi è capitato di provare paura nel leggere un libro o nel vedere un film.

Intendiamoci subito: trovo che ci sia una differenza enorme tra "spaventarsi" e "avere paura". Lo spavento in un film è abbastanza semplice da provocare: basta una scena apparentemente calma interrotta dall'apparire improvviso di un mostro o di un assassino accompagnato da una musica forte ed ecco che ci troviamo a sobbalzare sulla sedia, magari ci scappa anche un grido, ma dopo due minuti l'effetto è svanito e se rivediamo quella scena altre volte non ci spaventiamo più in quanto già sappiamo cosa succede e viene quindi meno l'effetto sorpresa. Più difficile è creare quel senso di angoscia e di terrore che nasce durante la visione del film o la lettura di un romanzo e che rimane anche usciti dal cinema o dopo aver chiuso il libro. Sto parlando di quel brivido lungo la schiena che ci può assalire quando ci ritroviamo da soli in casa, magari al buio della nostra stanza da letto, ripensando ad una scena vista in un film o letta in un libro. Ognuno ha le sue paure e i suoi punti deboli: io credo che ciò che più ci spaventa non siano incredibili mostri con tentacoli viscidi e denti pronti ad azzannarci, ma cose che possono succedere nella vita quotidiana a casa, per strada o in qualsiasi momento. Personalmente poi sono sempre stato affascinato e allo stesso tempo terrorizzato da storie di spiriti o entità che tornano dopo la morte: spesso racconti o film sui fantasmi mi hanno terrorizzato molto di più che non quelli su improbabili mostri affamati di carne umana.

Le idee che avevo nella mia mente riuscivano a provocarmi quel senso di paura di cui vi sto parlando. Una notte di circa 13 mesi fà mi è successo di vivere una di quelle situazioni in cui i sogni si mischiano con il dormiveglia: mia moglie era fuori a cena e io mi sono addormentato nel letto. Ho sognato di sentirla rientrare e di parlare con lei. Quando è rincasata veramente mi sono svegliato sentendo dei rumori dal corridoio, convinto che mia moglie fosse già nel letto al mio fianco e pensando quindi che ci fosse qualcun'altro in casa. Nei giorni successivi ogni volta che ripensavo a quello che avevo provato mi veniva la pelle d'oca: ho deciso così di romanzare un po' l'accaduto e di scriverci una breve storia. "La donna più vecchia del mondo" è il primo racconto che ho scritto e che apre il mio libro. Dopo averlo scritto l'ho postato su qualche forum in Internet e ho iniziato subito a ricevere commenti molto positivi: quello che suscitava nei lettori era una cosa sola. Paura. Per me è stata una grande soddisfazione: l'avevo scritto con quello scopo ed ero riuscito in pieno a raggiungerlo.

Ho così deciso di mettere per iscritto anche le altre idee che avevo e ho scoperto la magia dello scrivere: delle semplici idee sono facilmente diventate delle storie, i personaggi hanno preso vita nella mia mente e spesso mi sono letteralmente trovato catapultato nella realtà che io stesso stavo creando. Chi ha letto i miei racconti è rimasto quasi sempre positivamente colpito: mi hanno consigliato di provare a sottoporli a qualche casa editrice e così ho fatto. Dopo neanche tre settimane mi ha contatto la RUNDE TAARN EDIZIONI, proponendomi di pubblicare i miei racconti nella loro collana "Utopia 70". Parlando con la responsabile mi sono trovato subito in sintonia su ciò che ritengo sia importante per un racconto "horror": l'atmosfera, la tensione, ma sopratutto quel formicolio che si prova pensando "potrebbe succedere anche a me..."